L’ozono nel trattamento delle Arteriopatie, delle ulcere, delle Insufficienze venose

La mortalità per malattie cardiovascolari si attesta a circa il 50% di tutte le cause di morte e si pone al primo posto, seguita dai tumori, mentre la morbilità sembra vicina alla triplicazione.
L’incidenza annuale è del 6% per arteriopatie obliteranti, 10% per infarto del miocardio, 4% per cerebro vasculopati.

L’OZONO NELLE ARTERIOPATIE CRONICHE OSTRUTTIVE

Con il termine di arteriopatie croniche ostruttive si indicano tutte quelle forme morbose caratterizzate da un lento processo di occlusione del lume arterioso nell’ambito dell’asse vascolare degli arti inferiori (malattia obliterante).

I fattori di rischio della malattia obliterante sono:
• Displidemia • Ipertensione arteriosa  • Tabagismo
• Gotta
• Obesità • Sedentarietà
• Fattori genetici ed ereditari

Ne consegue che le patologie più frequentemente chiamate in causa sono:
1. Aterosclerosi
2. Diabete 3. Tromboangioite obliterante
4. Malattia e sindrome di Raynaud

Quale sia la causa, arteritica o sclerotica, l’occlusione di un’arteria cronicamente istituita provoca profonde modificazioni emodinamiche in tutto il distretto vascolare. Infatti l’ostruzione segmentaria di un tronco arterioso provoca il crollo della pressione distale e quindi l’instaurarsi di un gradiente pressorio tra il territorio vascolare a monte e quello posto a valle dell’ostruzione medesima.

Tale gradiente pressorio è il momento fondamentale nella genesi del circolo collaterale che consente sempre il ripristino di un flusso, sia pur ridotto, nel territorio arterioso distale (riabilitazione dell’arteria). Il circolo collaterale spesso non è in grado di mantenere condizioni di flusso sufficienti alla vita dei tessuti a valle, proprio perché la sua area di sezione e la sua capacità di portata sono molto minori di quelle del tronco arterioso in cui si è instaurata l’occlusione. Fondamentale la possibilità che la malattia di base leda col tempo l’integrità funzionale di questi circoli vicarianti sino a compromettere del tutto la vitalità dei tessuti a valle della stenosi.

L’andamento clinico evolutivo della malattia obliterante ha 4 stadi:
•  Stadio: fugaci parestesie, senso di torpore, momenti di ipotermia, indolenzimenti modesti alla deambulazione;  • II° Stadio: claudicatio intermittens, scomparsa del polsi periferici;
• III° Stadio: pallore, riduzione ed assenza degli annessi cutanei, ipotermia, cianosi, dolore a riposo, lesioni trofiche ulcerative in sede periungueale;  • IV° Stadio: gangrene.

 

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La malattia obliterante è oggi considerata malattia multifattoriale nella quale, accanto all’indubbio ruolo svolto dal colesterolo e dalle LDL, deve essere riconosciuta responsabilità primaria anche ai fattori emostatici ed emoreologici.

Nel sistema vascolare periferico di un arteriopatico, fermo restando la lunghezza del vaso, la riduzione della sua sezione , l’aumento del gradiente pressorio e la viscosità sono i parametri da migliorare per la perfusione a valle di una ostruzione. Il problema diviene più complesso nei vasi del sistema circolatorio compromessi dalla malattia obliterante dove, altri fattori come la diminuzione della velocità di flusso e la protrusione nel lume vasale delle placche ateromasiche, favoriscono ulteriormente l’adesione delle emazie tra loro e con le pareti vasali determinando un blocco pressoché totale del flusso ematico. Tutto ciò è estremamente deleterio nei distretti periferici dove è massimo lo scambio metabolico perché tali fattori, aumentando la viscosità, tendono a ridurre ulteriormente la velocità di flusso e la linearità di scorrimento, aggravando la condizione ipossica. Visto allora che il flusso ematico dipende dalla deformabilità, dalla tendenza all’impilamento e dal numero dei globuli rossi, passiamo a considerare i motivi di impiego dell’Ossigeno Ozono in tali patologie.

La reazione di perossidazione dei lipidi di membrana indotta dalla somministrazione di Ossigeno Ozono provoca:

  1. Aumento della carica negativa di membrana;
  2. Accorciamento delle catene lipidiche con conseguente «rilassamento» della membrana stessa.

Quest’ultimo fenomeno è da interpretare come una iniziale interazione della membrana al gas che si concluderebbe con la lesione della stessa all’aumentare delle dosi di ozono. Il «rilasciamento» della membrana e l’aumento delle cariche negative di superficie, dopo somministrazione di ozono, finiscono per avere un’influenza sulla reologia ematica. Ciò è da imputare al fatto che tali modificazioni eritrocitarie, nei capillari più piccoli e nei vasi stenosati, dove le emazie procedono lungo l’asse del vaso a pila di monete, aumentando la deformabilità e riducendo l’impilamento dei globuli rossi, facilitano lo scorrimento e gli scambi metabolici. I perossidi penetrati nel globulo rosso influenzano il metabolismo intraeritrocitario attivando la glicolisi ed aumentando la produzione di 2-3 DPG. Tale meccanismo congiuntamente all’effetto Bohr spostano a destra la curva di dissociazione dell’emoglobina provocando il rilascio di ossigeno, generando aumentata cessione di ossigeno, modificazione della reologia ematica, con conseguente diminuzione della pressione parziale di ossigeno venoso. I pazienti vengono monitorati obiettivamente (colorito cutaneo, presenza di edema, temperatura cutanea, presenza di polsi periferici, ecc.), sintomatologicamente (presenza di parestesie e senso di torpore, presenza di dolore a riposo, claudicato intermittens), strumentalmente( dopplersonografia arteriosa e venosa,pletismografia) e bioumoralmente (indaginidi routine). Il protocollo terapeutico può prevedere la somministrazione della miscela di Ossigeno-Ozono mediante autoemoterapia combinata all’applicazione topica giornaliera con sacchetti in coloro che presentano lesioni necrotiche- ulcerative periferiche. L’autoemoterapia prevede il prelievo di 100-150 ml di sangue in una sacca anticoaugulante. Il sangue trattato con Ossigeno Ozono a posologie variabili, una volta miscelato, per aumentare la superficie di contatto tra sangue e gas, viene lentamente reinfuso al paziente. Gli schemi terapeutici prevedono i seguenti tempi di somministrazione: 15 Grande autoemo Infusione a cadenza bisettimanale; 10 a cadenza settimanale, applicazioni quindicinali e mensili per mantenere i risultati raggiunti.

RISULTATI
1. Immediato miglioramento del dolore dopo la prima somministrazione sistemica nei pazienti al III stadio con dolore a riposo;
2. Notevole miglioramento della claudicatio intermittens che in alcuni pazienti subiva modificazioni già dopo le prime applicazioni (aumento dei metri percorsi prima della comparsa del dolore) e tendente a scomparire nella maggior parte col prosieguo della terapia;
3. Miglioramento dei segni obiettivi (riduzione dell’edema, dell’ipotermia e della cianosi); 4. Miglioramento dei dati strumentali (pletismografia);

Si ritiene quindi che l’ossigeno ozono possa rientrare nel bagaglio terapeutico di tali patologie, vista l’assenza di effetti collaterali ed i risultati raggiunti., propendendo per l’applicazione di una terapia sistemica.   page10image32155808 page10image32156016

LE ULCERE

La causa più comune di un’ulcera è senza dubbio la stasi venosa, sia per insufficienza di tipo varicoso che per sindrome post-flebitica. Altra causa, meno frequente, è l’ulcera ischemica da arteriopatia obliterante. Rappresentano una patologia molto diffusa specie nei paesi occidentali che colpisce prevalentemente le donne.
Secondo le statistiche, infatti, su sette pazienti affetti vi sono 6 donne e un solo uomo.

Le lesioni che danno ulcerazione sono per un 5,5% quelle post-flebitiche e per circa un 2,4% lesioni da ulcere venose.
Altre forme etiopatogenetiche di ulcere:
• Ulcera arteriosclerotica • Ulcera ipertensiva
• Ulcera della tromboangioite obliterante
• Ulcera diabetica
• ulcere delle collagenopatie
• ulcere delle angioneuropatie
• ulcere neurotrofiche
• ulcere da linfangiopatie
• ulcere traumatiche
Da questo elenco si deduce come un’ulcera é fondamentalmente la conseguenza di un difetto circolatorio di vario genere.
Spesso nella sede dell’ulcera si sovrappone l’infezione che ne accentua i danni e blocca la tendenza alla guarigione.

L’Ossigeno Ozono Terapia nelle lesioni trofiche

L’ozono è un forte agente ossidante, capace di reagire con sostanze organiche dotate di doppio legame (insature) formando un ozonide primario che, essendo fortemente instabile, si degrada dando origine ad un carbonile ed allo zwitterione. Quest’ultimo, in presenza di acqua e sostanze reattive, forma perossidi.

AZIONE DELL’OSSIGENO OZONO

Effetti dell’ozono sui metabolismi

Accelerazione dell’utilizzo del glucosio da parte delle cellule ed aumento di disponibilità di ATP nelle cellule (glicolisi); intervento nel metabolismo delle proteine per la sua affinità con i gruppi sulfidrilici, reagendo così con gli amminoacidi essenziali come la metionina e il triptofano oppure con la cisteina che contiene zolfo; reazione diretta con gli acidi grassi insaturi che vengono trasformati in composti idrosolubili.

EFFETTI BIOLOGICI DELL’OZONO

L’ozono favorisce la formazione di perossidi esplicando un effetto antibatterico ed antivirale.
Il meccanismo antisettico è simile a quello che l’organismo utilizza abitualmente con la formazione, da parte dei leucociti adibiti alla fagocitosi batterica, di una molecola a proprietà antiossidante, simile a quella dell’O3, cioèH2O2.

L’effetto battericida dell’ozono dipende soprattutto dalla presenza di acqua, ed è di tipo diretto.
Nei confronti dei virus si ha soprattutto un’azione virustatica che li rende incapaci di aderire con i recettori cellulari sulla cellula bersaglio e quindi di replicarsi.

A livello dei globuli rossi si ha un aumento della loro deformabilità riducendo la viscosità ematica globale ed aumento del 2,3 difosfoglicerato (responsabile della cessione di O2 da parte dell’emoglobina ai tessuti) con un netto miglioramento del trasporto di Ossigeno.

TECNICHE DI SOMMINISTRAZIONE

APPLICAZIONI LOCALI

Si effettuano tramite iniezioni sottocutanee perilesionali (nelle ulcere) e perivasali (nella patologia venosa).

TRATTAMENTO LOCALE MEDIANTE SACCHETTO

Le lesioni vengono inumidite con soluzione fisiologica o acqua bidistillata ozonizzata, si inserisce l’arto o zona lesionata in un sacchetto di plastica a tenuta e vi si immette, attraverso un apposito tubo di raccordo, una miscela di O2-O3 alla concentrazione desiderata fino al riempimento del sacchetto, con tempo di contatto di circa20-30 minuti.

Il trattamento va eseguito due volte alla settimana.
L’applicazione locale di ossigeno ozono tramite contatto nel sacchetto consente di ottenere una rapida detersione e sterilizzazione dell’ulcera associato ad un notevole stimolo alla granulazione.
L’ozono si é rivelato molto valido anche nel trattamento delle ulcere da decubito; in tal caso le applicazioni vanno effettuate a giorni alterni.

APPLICAZIONI SISTEMICHE

PICCOLA AUTOEMOTERAPIA

Per piccola autoemoterapia si intende un prelievo di sangue da una vena e la sua successiva reiniezione intramuscolare. In una siringa da 20 cc vengono aspirati 10 ml di miscela di O2-O3 alla concentrazione di 30 microgr./ml; Si prelevano quindi 10 ml di sangue, si miscela delicatamente e si inietta intramuscolo.

GRANDE AUTOEMOTERAPIA

Per grande autoemoterapia si intende il prelievo di sangue da una vena e la sua successiva reinfusione, utilizzando un’apposita sacca certificata per sangue e ozono. Si prelevano 150 ml di sangue venoso, si arricchisce il sangue prelevato con 150 cc. di miscela ossigeno- ozono e, dopo aver mescolato delicatamente il sangue, acquistato un colore rosso brillante, viene reinfuso in vena senza distacco.

L’INSUFFICIENZA VENOSA CRONICA

L’insufficienza venosa cronica è una condizione patologica evolutiva ed il suo trattamento unicamente farmacologico non è sufficiente per affrontarla con successo. È previsto l’utilizzo dell’ossigeno ozono terapia mediante (GAEI) grande autoemo infusione; le caratteristiche di questa miscela di gas consentono, infatti, un approccio terapeutico efficace nei riguardi di molte patologie di origine vascolare. Sia la valutazione dell’efficacia, sia il giudizio di tollerabilità, hanno evidenziato una maggiore e più rapida risposta delle manifestazioni patologiche dopo il trattamento con O2O3 terapia.

Il trattamento di Ossigeno Ozono Terapia consiste in una o due autoemoinfusioni settimanali di 120/150 ml di sangue trattato con 120/150 ml di ozono, per un periodo non superiore alle 8 settimane.
Si utilizzano sacche apposite ed il sangue viene raccolto nella sacca fino a raggiungere la quantità prevista. Dopo aver aggiunto la quantità di sangue e di ossigeno ozono programmata, si solleva la sacca senza distaccarla dal paziente e si inizia la reinfusione.

RISULTATI

I risultati di efficacia indicano che una percentuale significativamente superiore di pazienti ha tratto beneficio terapeutico obiettivabile dall’impiego di Ossigeno Ozono Terapia, rispetto ai pazienti trattati farmacologicamente. I pazienti trattati con Ozonoterapia hanno evidenziato un miglioramento della condizione vascolare di entità significativamente maggiore a parità di tempo, o significativamente più rapida a parità di effetto, con l’ossigeno ozono terapia rispetto ai trattamenti di riferimento. ale differenza risulta statisticamente significativa e altamente predittiva è evidentemente dovuta all’esplicarsi delle attività farmacodinamiche proprie dell’ozono, non implicando la comparsa di eventi avversi clinicamente rilevabili.

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